Lo skate non è un crimine
“Divieto, fermo restando quanto previsto dal Codice della Strada, di circolare mediante tavole, pattini ed altri acceleratori di andatura in aree pubbliche o aperte al pubblico nel caso in cui si rechi disturbo ovvero intralcio o pericolo alla circolazione pedonale”.
Questo è ciò che è stato decretato dalla polizia urbana di Jesi, che dal 4 febbraio farà entrare in stretto vigore l’articolo 190 del Codice della Strada. Secondo questo, gli skateboard non potranno più occupare spazio all’interno di aree pedonali o pubbliche per evitare di oltraggiare e disturbare. È scritta una legge in merito, con tanto di sanzioni e multe da pagare in caso venisse infranta, ma in un luogo in cui da tempo ormai viene rinnovata la questione dell’impraticabilità dello skatepark, è di gran lunga insensato togliere l’unica possibilità rimasta di praticare questa disciplina in luoghi pubblici senza che ve ne siano altri a disposizione. Jesi ha un unico spazio ridotto vicino al Palazzetto dello Sport, e chi se ne intende sa, è ormai quasi impraticabile per gli skaters; avrebbe bisogno di un ampliamento, di un nuovo progetto strutturale che comprenda i bisogni di ogni mezzo (skate, bmx, monopattini...). È inutile dire a questi ragazzi di non ritrovarsi nelle aree aperte e pedonali, che ovviamente non sono adibite a questo tipo di attività: non hanno altri posti dedicati in cui poter andare, e dato il periodo Covid non sono possibili neanche spostamenti fuori dalle città, dove sicuramente avrebbero trovato skatepark migliori.